mercoledì 25 maggio 2011

Battito d'ali - La nostra recensione




Arcangela Contessa
Battito d’ali
Edizioni Albatros, 2011 
pagg. 68
formato 14x21
euro 11,50
Prefazione di Giuseppe Palladino
contatto dell'Autrice arcangela.contessa@tiscali.it 















Recensione critica di Milena Esposito

Leggendo le poesie di Arcangela Contessa, contenute nella silloge “Battito d’Ali”, ci si accorge che i poeti, le poetesse parlano delle stesse cose di cui parlano i filosofi: la vita, l’amore, il dolore... il desiderio di comprendere.
Poesia e filosofia si raffrontano etimologicamente: poèsis, dall’arte di comporre opere in versi; filèin da amare e sofìa da sapienza, ossia amore per la sapienza.
Il bisogno di filosofare nasce dalla meraviglia, come sostiene Aristotele, e la poesia? Non dà forse le parole alla stessa meraviglia?
La filosofia indica un nesso radicato fra il sapere e l'amore.
Aristotele dedica una parte importante della sua Etica Nicomachea alla discussione sulla prilìa, che noi traduciamo con amico, sottintendendo però un amore di amicizia, sostenendo che la forma più nobile di questo sentimento è quella che si basa sul bene: l’amicizia non soltanto necessaria, ma anche bella.
Il filosofo è l'amico del sapere, cioè della conoscenza fine a se stessa.
Nella cultura greca antica, il termine filosofia corrispondeva con la saggezza, come educazione o formazione culturale, e assumeva, anche, il significato di insegnamento scientifico ben delineato, indicante cioè, sia i principi, le origini, le strutture essenziali degli esseri, sia quel pensiero che studia il primo principio del tutto: la divinità stessa.
La poesia è capace di distinguersi dal linguaggio comune perché nasce direttamente dall'anima tentando di comunicare con la parola l’incomunicabile; cioè, l’impossibile da descrivere usando il linguaggio comune.
Viene da chiedersi, quindi, se non sia un passaggio superiore rispetto alla filosofia, poiché aggiunge alla ricerca di conoscenza anche l’uso delle parole idonee a creare arte.
Il viaggio tra i versi di Arcangela Contessa conduce spontaneamente ad una dimensione domestica solamente evocata, contrastante con una condizione di trepidazione metropolitana, di difficoltà e di capacità relazionale e di comunicazione.
Pur se addolcito da diverse immagini poetiche piene di garbo che infiorano la silloge, il messaggio che ci giunge è vigoroso come segno di­stintivo di una femminilità dicotomica madre e donna prorompente; suggerisce la reattività volta all’“attraversamento” degli ostacoli, ma, anche e soprattutto, all’immersione nelle meraviglie della vita.
Solo coiti dell’anima
denunciati con gli occhi

sottolinea Arcangela nella poesia Così…

Ecco che si scorge, per poi esserne totalmente assorbiti, un mondo emozionale ed amoroso fatto di sensi, colori, sguardi, sapori, che si sublimano nei versi tratti da Cioccolato fondente, dove la parola esulta:

Sulla mia bocca stasera
è assente il sapore dei tuoi baci

Con la poesia riesce a dire quello che non è possibile esternare, a carpire l’intuito della meraviglia.

Ho ancora raccolto
conchiglie colorate
per saziare
quando avanzerà,
la sete dei ricordi

Questi versi tratti da Conchiglie ci tuffano, letteralmente, in un mare nostro infranto, come dice l’autrice stessa,

… sulle rive
d’irrealizzabili sogni

L’autrice riesce a dipingere quello che non è possibile vedere, lo fa con la maestria, l’intuito e la sensibilità dell’artista.

Lo fa con piccoli tocchi e larghe pennellate: così, questa poetessa, rispecchia intensamente la sua stessa realtà, la sua vita, i suoi affetti più intimi e cari nell’assomigliarsi che accomuna gli umani.
È un codice universale, il suo: sia pur nella parzialità di un personale punto di vista, Arcangela scruta, scandaglia larghi orizzonti di comune sentire, della prilìa e delle condivise emozioni. Lo fa come una maga, interprete di una filosofia umana di conoscenza e intuito.
Lo fa, lo sa fare, con la leggerezza e lo stupore di un “Battito d’Ali”.






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