venerdì 2 marzo 2012

Le streghe: le figlie della notte


Franz von Stuck, Amazzone morente, 1905, Harvard University Art Museums

di Lucia Capo

“ Dal loro volto pauroso io vedo un grande vantaggio per gli abitanti della città, dice in Eschilo Athena, parlando delle Eumenidi, le figlie della Notte, mentre il corteo degli Ateniesi le accompagna, tra le fiaccole, sottoterra; perché il Negativo con la sua energia latente vi abbia sede”.
La strega, la donna della rivolta e del culto notturno viene dal profondo, dal basso, le streghe sono le profetesse dell’eguaglianza (V. Hugo).
Una parola chiave, nell’ambito della trattazione, è Pietà. La Pietà ha sempre una componente erotica che va d‘accordo con l’abnegazione, ossia l’annullamento di sé.
R.  Barthes, che ha studiato il fascino del sangue femminile, per la strega ha scritto che la qualità peculiare dell’oggetto erotico è la fragilità che permette all’uomo di rapire e proteggere, di possedere e di rispettare.
Di qui la pietà e l’abnegazione ma anche il rovesciamento, l’inalberarsi della strega nella figura satanica, nella Medea, la donna dalla crinière tragique (F. Braudel).
Ma la strega è l’esemplificazione del male e della trasgressione? Non è forse vero che l’800 democratico è attraversato dalla figura della donna combattente, dell’amazzone dal libero seno, della creatura delle barricate le cui mani sono pallide, meravigliose sul bronzo delle mitragliatrici… attraverso una Parigi insorta… ossia una donna che non è madre, non è figlia, non è moglie, ma desiderabile creatura di Eros e Thanatos, donna che strappa i figli alle madri, vivandiera, Carmen, Tricoteuse da ghigliottina, Marsellaise da Arco di Trionfo, non solo mito ma profezia.
Questa è la strega, un misto di pietà, furore ed erotismo.
Essa non è solo la trasfigurazione del male né l’ancella del bene ma è vista nella prospettiva di una trasformazione della società.
Chi, oggi, non ha conosciuto né intravisto i dannati e le streghe?
Non quelli del cinema canaille, ma quelli il cui riso ci balena per le strade con i momenti di smarrimento.
Una soggezione ad un potere forte e demotivato ci propone la seduzione verso il male, ma ritorna la lezione di Goethe; e cioè che il male è solo un momento del bene e Satana è solo uno degli aspetti di Dio. E la strega è solo la sacerdotessa di un culto che accoglie in sé gli dei inferi e gli dei sùperi.
Le streghe non ritorneranno. La negazione troverà altre vie.
Bataille,  Barthes e Wittgenstein  sostengono che la psicoanalisi fornisce una spiegazione che è l’incontro con le immagini mitiche, con gli spiriti in uno scambio simbolico.
Ed è qui che compare il primitivo, che ha una relazione duale e non alienata con il suo doppio. Esso può avere rapporto  con il suo doppio come con un qualcosa di originale e di vivo.
Lo statuto del doppio in una società primitiva ( degli spiriti degli dei)  è l’inverso della nostra alienazione.
Con l’interiorizzazione dell’anima e della coscienza il soggetto subisce una vera e propria reclusione, simile a quella dei pazzi del XVII secolo descritta da Foucault. E’ allora che si perde il pensiero primitivo del doppio come pensiero della continuità e dello scambio, è allora che sorge l’ossessione del doppio come discontinuità  del soggetto nella follia e nella morte.
Chi vede il suo doppio vede la propria morte… E’ il doppio di Dostojevski o di Peter Shlemihl… Noi abbiamo perduto la nostra ombra reale, quella che ci fa il sole, perché essa non esiste più per noi…
Cosa sono i filtri d’amore… ? Quando l’amore moriva in un lui, la signora consultava la strega, le chiedeva come legarlo e riprenderlo.
I canti della maga di Teocrito e Virgilio raramente erano efficaci. Si cercava di recuperarlo con un incantesimo; e dal momento che si voleva legare più che l’anima, la carne, finchè , morto per tutte le donne, vivesse per una soltanto, si ricorreva alla “confarreatio”*,  che era l’ostia dell’amore.
Appena lui la morde, una vertigine lo prende. Poi un fiotto di sangue gli sale al cuore: diventa rosso, brucia, la furia gli ritorna e il desiderio.
Sotto il tetro regno di Enrico II  e Diana de Poitiers si bruciano eretici e streghe.
Caterina dei Medici , piena di astrologi e maghi, avrebbe voluto proteggerli e “Trescale”, famoso stregone, processato sotto Carlo IX, dice che la Francia è strega.
Le streghe erano in maggioranza possedute da un’illusione; ed era facile prenderle con la confessione e senza tortura.
Molte erano pazze. Confessavano di mutarsi in bestia; spesso le italiane diventavano gatte e succhiavano il sangue dei bambini. Nelle grandi foreste diventavano lupe e… al rogo!.
Alcune giuravano di essersi date al diavolo ed erano ancora vergini…  Al rogo!
Molte sembravano aver fretta, bisogno di essere bruciate. A volte era pazzia, a volte disperazione.
Per concludere, come dice George Sand nel romanzo “Consuelo” la strega è morta per sempre, ma la fata no.
Questa con i suoi organi gentili, l’amore per il sottile, un tenerissimo senso della vita, è chiamata ad essere il ministro di ogni scienza d’osservazione.
Col cuore, la pietà, la bontà d’istinto porterà la dolcezza e l’umanità come un sorriso della natura.

*Nell’antica Roma essa indicava il momento in cui la sposa si assoggettava al nuovo pater familias: la cerimonia era accompagnata dall’offerta di una focaccia di farro.


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