sabato 21 luglio 2012

“Il Mare dell’Anima” di Ermanno Crescenzi: la recensione di Angela Furcas




Ripetiamo questo titolo e sentiremo la nostra essenza fluire,  onda su onda all’infinito e avremo il senso della poesia di Ermanno Crescenzi.
Emozioni riprese di sguardi apparentemente distratti  ad una realtà che sembra per tutti disegnarsi in modo simile, ma che non tutti assimiliamo con lo stesso sentimento.
È lì la differenza nella diseguale ricettività e nella differente resa espressiva.
Giungono le immagini allo specchio dell’anima, secondo un ritmo  che tiene avvinti occhio e cuore e l’accaduto viene incamerato in una stanza particolare della memoria da cui la Poesia le trarrà come onda che torni a riva.
È un fluttuare di ricordi che segnano scogli a cui rimane avvinto, come muschio di mare: uno sguardo, una carezza…. un luogo…: punti già segnati nella mappa dell’anima che percorre la sua esperienza.
Sono i momenti di stupore che disegnano gli eventi da ricordare o i vigili sogni permeati di un senso del già vissuto a sottolineare istanti da celebrare in Poesia e degni  di essere condivisi a testimonianza, della bellezza della propria esperienza terrena e poter dire:” Questo è ciò che di prezioso ho raccolto, questo è ciò che ho più amato e desidero lasciare in eredità a chiunque tenga in cale il sentire di un Poeta”.
La vita di un Poeta è un riannodarsi continuo all’altrui esperienza: egli sente il loro respiro nel suo, la  loro delusione è la sua, il suo dolore quello dei popoli e la loro incapacità di amare, un limite contro cui la sua voce si perde nel silenzio: “Il fuori è dentro di me, cammina nel cerchio della mia anima senza angoli di rifugio”.
Sa che è fatto della stessa sostanza di cui sono fatti gli altri, tanto da immedesimarsi   nell’uomo del mercato “dal corpo srotolato, come quello di un serpente e dalle fauci insanguinate”. Ognuno porta il peso dell’iniquità generale, seppur separato nel corpo e nella mente dagli altri.
È quando trasmette i ricordi delle persone più care, in modo sentito, che riconosce “ch’è solo nel vivere la vita come fratelli, la capacità di esiliare un’umanità di folli”.
E in ultimo, ci offre i canti dell’Amore, unico dono degli Dei  a cui si aggrappa un’ umanità svilita e disorientata, per sentirsi fiera di baloccarsi in un’illusione che renda sopportabile la realtà. Nemmeno i Poeti sfuggono alla ricerca di questa panacea universale: l’illusione delle illusioni che regge il filo di tutte le vite.

                                                                     Angela  Furcas  
Ermanno Crescenzi
Il Mare dell’Anima
Gli Occhi di Argo, 2012
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