venerdì 1 marzo 2013

I RACCONTI DI VENER dì - Marina Rizzo





Gli anni ruggenti

Autrice: Marina Rizzo

Seduto su questa panchina io ti guardo da un po’. Un vetro ci separa o forse sono gli anni a farci da muro invisibile.
Ti osservo.
Oh Circe, monella fedele alla linea, seduta a quest’ora al bancone di un bar. Il tempo ti guarda ma non osa sfiorarti. Ti teme. Ti ama. Ti amo anche io.  Adorabile furbastra hai capito da secoli la natura infima del genere umano. Gli uomini sono per te ingordi, profani. Egoisti. Non cambiano mai. Vero? Secoli fa spavaldi condottieri dal capo cinto d’alloro, esercito al seguito a saccheggiar per l’impero. Oggi, mercanti in giacca e cravatta,vendono l’anima in una moderna agorà, fulcro del mercato globale.
Povera Circe! Povero il cuore tuo. Regge ancora? Hai visto guerre portar via sorrisi innocenti. Hai visto rinnegare Gea ed idolatrare scatole vuote, produttrici di echi parlanti in stanze agnostiche. Hai visto come ogni vita compaia in un ignoto listino dei  prezzi, cifre e conteggi, nessun umano rispetto. Eppure tu già sapevi. Tu hai sempre saputo. Gli uomini dei si credono. Passano il tempo a far gli architetti, costruiscono imperi di carta che crollano, sempre, alla prima bufera di vento. Sei triste vero? A vederti così il cuore mi scoppia, delirio tu sei per me. Dolce delirio, tributo ad una consapevolezza che non uccide sei tu. Ma, figlia di Elio, io son diverso. Io dell’uomo ho ben poco, se non la coscienza di essere non senso nell’umano avvenire. Io ti capisco. Parlarti dovrei, convincerti che la vita forse è un’assurda casualità, circostanze contingenti in un mare di fasulle certezze. Sì, ti parlerò. Ti ascolterò. Lo farò. Ma non oggi, non oggi. Domani è alle porte. Devo andare, mio bel delirio. Sono in ritardo. Rimando e rimando questo benedetto appuntamento. Poco male, i miei amici si staranno facendo due spaghetti aspettandomi, aspettando Godot.   

C’è un po’ tutta la storia dell’umanità, in questo breve racconto di Marina Rizzo, condensata in pochissime immagini molto ben “mostrate”. Anzi, sostanzialmente una sola: una figura seduta su una panchina. Partendo da qui, l’autrice riesce a far allargare lo sguardo del lettore con una scrittura di ampio respiro, che dilata lo sguardo, tanto da far sembrare che la panchina stessa si trovi di fronte al mondo intero e all’intera storia dell’umanità.
La condanna della “ricchezza virtuale” di oggi è netta, definita e definitiva. Eppure, con quell’ “aspettando Godot” finale, Marina Rizzo scrive anche della terribile inconsapevolezza nella quale viviamo, mentre quel “ti ascolterò, ma non oggi” è cornice perfetta di un racconto molto amaro.

Per contattare l’autrice: marinarizzo87@hotmail.it

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