lunedì 30 giugno 2014

Le poesie di Annalisa Miceli per "Il cubo di marzapane"



Ecco le poesie, introdotte da brevi commenti, scritte dalla poetessa e scrittrice Annalisa Miceli di Salerno, in occasione della presentazione del saggio “Il cubo di marzapane” di Christina Caflish presso la Libreria L’ArgoLibro ad Agropoli.
Cliccate qui per vedere le foto dell’evento.
Durante la manifestazione le poesie sono state lette dagli scrittori Lara Beretta e Fulvio Fapanni di Palazzolo sull’Oglio (Brescia), autori del romanzo “Il gregge sulla neve”, presentato mercoledì 25 giugno, sempre presso la Libreria L’ArgoLibro (qui le foto).


Una donna, una moglie, una mamma. Il corpo femminile è chiamato ad essere varie cose. Ma non di solo corpo può vivere, quando gli si presentano situazioni ignote, misteriose, intoccabili. Come fronteggiarle? Con risorse che chiedono, per uscire, un nuovo inizio: partire per terre lontane si può, se si ha il coraggio di  cancellare le illusioni della mente e accordare la sensibilità al ritmo della vita che galoppa sulle onde.

Momenti di donna

Nel corridoio dell'anima
vaga
stentoreo
l'eco dei tuoi pensieri
sperso
nel movimento lento
di un rosso sbiadito
al tatto
del sapore notturno.
Va sul timpano
che vibra
tra montagne d'aria
e rincorre in fretta
un brivido arruffato
sulla polvere
in fuga nel vento.
Stretto
in una scintilla di ghiaccio,
entra
dietro la parola
e ascolta
il ritmo piatto
dell'inverno folle.
Si sta sciogliendo.
Ti dipinge le mani e il viso
dell'odore acre
di una pelle umida.
Sfugge
in un ventre gonfio
e lentamente muore
partorendo un canto.

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Il ventre materno si gonfia di amore, dà per scontata la salute del neonato che, spesso, è rifiutato se risulta non essere, da subito, un cigno. Può diventarlo nel tempo, se la tenacia del gruppo stretto intorno a lui, è deciso per svezzarlo come rondine, fargli spiccare il volo come colomba e ballare la canzone della vita con la vitalità addormentata dietro il suo sipario di dramma ingigantito dall’ignoranza, la cupidigia e la superficialità del disamore.

Diaframma

Non era di pane
quella fame che chiedeva
il volo alla colomba
col richiamo materno
di ramo in ramo.
Era una preghiera
tra stole di piume
e dettagli di sole
all’usignolo
per gonfiargli la voce
col ritmo della vita
che chiede solo amore
e battezzare
i gemiti del suo colore
nei vagiti
che l’aria spande
nel giorno neonato.
Sfonda
la notte tagliente
il suo riflesso
di voce bambina
e spinge
la bellezza della terra
gravida di stelle,
nella posa quiete
di una cicogna luna.

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La migliore terapia del bambino affetto da patologia, è il gioco che solo l’amore rende efficace alla massima potenza. Seminare pazienza e determinazione infiniti, senza lasciarsi andare ai problemi, anche quando si è soli, e circondarsi di pochi professionisti competenti ed umani, facilita il recupero e dona risultati oltre le aspettative con l’invidia di chi sperava nel fallimento e con la vittoria del sacrificio.


Il gioco delle stelle

Bambino,
sei tu?
Quell’astro che nasce ogni ora
nel centro soave del mondo
cadendo nella  nuova stagione
con coriandoli di emozioni nuove.
Il pierrot malinconico
incredulo
torna a palpitare
con un  violino stonato
che ha il suono sicuro
della sua anima bianca.
Lo  avvolge lieve lo spazio
 e lo esalta su una cometa
diretta alla  sorgente dello scherzo
per ridere
al ritmo del sole
che accarezza le sue lacrime.
Sfiora il suo spirito
stampandolo a colori
sulle ali di farfalle, licheni e gabbiani.
Risveglia il gioco  delle stelle
che si rincorrono  sull’asfalto
su dischi di neve
e contagiano il suo sorriso
rinchiuso
nel castello di un re jolly burlone.
Come faro
Il suo palmo s’accende
a  illuminare il cuore del cosmo
che disteso su un cuscino
gioisce e soffia
 su un orsacchiotto di peluche
che felice s’inchina
agli applausi della vita.


Per contattare l'autrice: lisapoetry@virgilio.it  



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