lunedì 6 ottobre 2014

Lunedì Poesia - Enrico Barigazzi



1914

L’autunnale visione
rosso scuro
ricopre
giardini viennesi
di fine impero
notturne gitane
sfilano nel fumo
di balli parigini
in punta di fiamme
incendiarie di mondi antichi
ed il tuo viso
fissato in una foto
dà colore
alla pioggia
dove oscena
orgia di piombo
scortica la terra
dentro confini
di fossati aridi
dove il cielo
ha il colore
del fango
occhi perduti
nell’immagine ferma
di un tempo andato
smuovono pensieri
allontanando la morte
cavaliere di insulse
bandiere
ancora un po’, prima
della folle corsa
verso il nulla.

Per contattare l’autore: barigazzi.enrico@virgilio.it

La Grande Guerra è stata, nell’immaginario collettivo, molto più di una devastazione materiale: ha segnato la fine di un “modo” di intendere la vita, pacifico e aperto all’opulenza. Un processo di odio innescato su scala planetaria, invece, toglie inevitabilmente sicurezze, certezze che si stavano consolidando.
Enrico Barigazzi riassume tutto questo in pochi tratti, in poche “pennellate” dai colori vividi: non manca il ricordo dei giardini, dei balli, di una certa leggerezza, ma ormai tutto viene cancellato dalla devastazione.
Nella poesia di Enrico Barigazzi il protagonista sembra essere un soldato, uno qualsiasi dei milioni mandati a morire per superiore (?) volontà. Ma anche la poesia, anche questa poesia, pian piano ci aiuta a comprendere che non c’è nulla di superiore, negli interessi politici ed economici. La vita ha il diritto – di più, il dovere – di ribellarsi a tali interessi.

Dello stesso autore: Non dimenticare il vecchio Buk

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