Mary e Alexis
Mary si alzò presto quella mattina di
agosto, indossò il primo vestito che vide nel suo armadio e corse in cortile a
prendere il motorino, con destinazione la spiaggia di Plaka nell’isola di Naxos
in Grecia e precisamente nelle Cicladi. Mary era nativa di Londra, però fin da
bambina trascorreva le vacanze estive nella terra ellenica e il padre se ne
innamorò fino al punto da acquistare un piccolo appartamento, nella capitale
dell’isola. Dopo essere deceduto a causa di una malattia, la casa rischiava di
non essere più utilizzata, invece Mary aveva assorbito tutta la passione
paterna per quella Grecia “disorganizzata” rispetto all’Inghilterra ma così
magica, da costringerla ogni anno a trascorrere almeno due mesi a Naxos, nella
quale il tempo sembrava che si fosse fermato a cinquant’anni prima. La spiaggia
che preferiva era quella di Plaka, una delle poche non sferzate dal Meltelmi,
capace di alzare le onde e rendere poco praticabile il mare. Al contrario, la
ragazza amava nuotare e, pur essendo una brava surfista, non praticava quello
sport. Una volta giunta sul posto, si spogliò e appoggiò il vestito sul
lettino. Erano le otto del mattino e il nulla ne faceva da padrone. Mary era
felice in mezzo ai flutti, perché la mente cancellava ogni pensiero e si
sentiva serena, preferendo non avere nessun bagnante attorno a lei, entrava in
acqua a un orario “insolito“, evitando la presenza di estranei.
La situazione rimase la stessa, fino a
quel giorno che mutò il corso degli eventi…
Mary uscì dall’acqua, leggermente
infreddolita e a passo lesto, andò in cerca della sua sacca in cui aveva messo l’asciugamano,
ma non la trovò, assieme a lei era sparito anche il vestito. La ragazza iniziò
a spazientirsi, una volta trascorso il primo attimo di smarrimento si scocciò,
decise di andare a prendere il motorino e tornarsene a casa anche scalza.
Mentre si allontanava, sentì una voce in
lontananza che la chiamava. Mary si voltò di scatto e le sembrò di riconoscere
il volto di Alexis, un suo amico di quando era adolescente. Decise di avvicinarsi
all’uomo, soprattutto quando vide che fra le mani teneva stretta la sacca e il
suo vestito. Con voce suadente invitò la ragazza a raggiungerlo, che tanto non
era solito mordere nessuno, nemmeno un’amica d’infanzia.
Mary si parò di fronte ad Alexis e
quest’ultimo, con un gesto repentino, tirò fuori l’asciugamano, gettandoglielo
addosso, sotto lo sguardo stupito della giovane, che si era dimenticata quanto
lui fosse un tipo scherzoso. Invece di arrabbiarsi, iniziò a ridere e
impossessatasi dello zaino, corse dietro la roccia per cambiarsi dopo avere
avvertito l’uomo di non azzardarsi a seguirla, in caso contrario non gli
avrebbe più rivolto la parola.
“Da quando sei diventata timida?”.
“ Sono diventata timida da quando ho
superato i tredici anni”, disse Mary nascosta dietro il sasso.
“Ok, ma credo che tu abbia superato i
trenta, quindi potrai rincasare tardi questa sera. Sei ufficialmente invitata a
cena”.
“Non posso rifiutarmi?”.
“Assolutamente no. Mi sembra il minimo,
dopo averti ritrovato l’amata sacca. Ti aspetto nella piazza del paese alle
ventuno precise e non tardare, come fanno spesso le donne”.
“Non lo farò, soprattutto perché sei
stato così gentile”.
I due amici (o presunti tali),
confermarono l’appuntamento e si allontanarono. Mary guardò Alexis di nascosto,
pensando fra sé e sé che non era per niente male, anzi le faceva piacere uscire
con lui. Quando scelse il vestito da indossare puntò su un abito rosso a
maniche corte, lungo appena sopra al ginocchio, con una piccola scollatura
nella schiena. Invece di usare i sandali dal tacco alto, preferì un modello che
si allacciava attorno alla caviglia e quasi pari terra. Raggiunse la piazzetta
in perfetto orario e Alexis la fece attendere per venti minuti, presentandosi
con il solito sorriso sornione. Invece di arrabbiarsi, seguì l’uomo fino
all’auto, che si allontanò velocemente, raggiungendo la spiaggia di Plaka. I
due giovani scesero dalla macchina e Alexis accompagnò Mary, vicino al mare,
dove nei pressi della riva aveva preparato un piccolo banchetto. Il tavolo e le
sedie erano circondate da piccole candele accese, sotterrate in parte nella
sabbia, creando un’atmosfera molto romantica. Mary parlò a raffica di vita,
morte e miracoli, senza accorgersi che Alexis aveva preparato i suoi cibi
preferiti, gli involtini di vite ripieni con i pinoli e l’insalata greca, ricca
di pomodori, cetrioli e feta. Terminato di mangiare l’uomo decise di farla
stare zitta e, improvvisamente, la prese fra le braccia e la baciò con
passione. L’intensa tensione erotica nata nella mattina prese il suo degno
posto nei loro corpi e i due giovani fecero l’amore, avvolti dalla sabbia,
avendo il mare come spettatore silente, di quell’unione carnale, stabilita dal
fato, molti anni prima. Il mattino seguente Alexis sfiorò con le labbra gli
occhi di Mary, che non tornò più nella grigia Inghilterra, preferendo la
disorganizzata Naxos.
Ecco una “piccola”
storia quotidiana che Elisabetta Mattioli condivide con i lettori: una storia che ha come ingredienti i grandi
spazi estivi e gli inconfondibili colori di un paesaggio particolarmente
affascinante.
Elisabetta Mattioli è precisa nel saperlo delineare, le sue pennellate assecondano il
ritmo insito nello scenario che presenta e così ci troviamo immersi in esso. Mary
e Alexis hanno un appuntamento con il destino, se ne rendono conto quando si re-incontrano
dopo anni di apparente distanza. Non ci è dato sapere se la storia “funzionerà”,
ma di certo grazie ad Alexis Mary riesce a comprendere che il suo posto è nella
disorganizzata e solare Naxos.
Un nuovo racconto dall’ampio respiro, sempre
percepibile grazie ai particolari del quotidiano.