La cenere sulla città
Grigia si attacca
la cenere
lenta, inesorabile
come il male
che nell’anima
scende
ammucchiando in
pire
corpi decimati
mentre la città
svanisce
in follie di fuoco
La musica è un
gentil tocco
per l’anima, si
alza
incompresa nella
melodia
di un pianoforte
avvolge sensibili
brandelli d’umano
astrae la mente
dal dolore
sollevando
la cenere densa
pigra, grigia
in ovattati
silenzi si alza
vetri riflettono
mani
che nell’aria
mimano
disperate sinfonie
per riscoprire
pulsioni emozionali
dentro la cavità
morta
di un mondo perso
nella follia
idolatra
di sanguinari
Moloch.
Tributo alla figura di
Wladyslaw Szpilman
Enrico
Barigazzi regala a Wladyslaw
Szpilman (il musicista ebreo autore dell’autobiografia “Una città muore ovvero
Il pianista”, da cui Roman Polanski ha tratto l’omonimo film) una “poesia/visione”
di particolare efficacia. La follia nazista, al pari di qualsiasi altra follia dittatoriale,
uccide l’arte perché uccide la diversità capace di arricchire perché parla con “altra”
voce.
E così, grazie ad Enrico Barigazzi, vediamo le note
musicali sorvolare la cenere grigia dell’ottusità umana, e questo contrasto ci
fa rendere conto del fatto che siamo davvero chiamati, affinché certe cose non
si ripetano, a coltivare valori che vadano oltre la limitatezza, la stoltezza. Bellissima,
da leggere e rileggere, l’immagine dei vetri che riflettono mani in movimento
che sembra di vedere: verso l’alto, verso la vita.
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