venerdì 29 maggio 2015

I RACCONTI DI VENER dì - Massimo Renaldini


Il cagnolino e il pezzo di legno

Tanto tempo fa, in una terra lontana, c’era un cagnolino di nome Tobia: era piccolo ma con le orecchie lunghe, e aveva una macchia di pelo nero proprio sull’occhio!
Era un animale molto buono con tutti, persino con gli sconosciuti o con i gatti: non aveva mai morso nessuno e, anzi, si faceva coccolare da chiunque. Eppure faceva una cosa strana: scacciava sempre un micetto che provava a farsi le unghie su un grande pezzo di legno, che si trovava nel cortile di una locanda, vicino alla sua cuccia.
Il padrone di Tobia, che era una bambina dai capelli biondi e sempre spettinati, non capiva perché il piccolo cane se la prendesse ogni volta con questo gattino, e per di più solamente quando si avvicinava a quel grande ciocco di legno.
“È strano” pensava la bambina “sembra quasi che Tobia voglia difendere quel legno dalle unghie del gatto”.
Tuttavia dopo un po’ il problema fu risolto, perché un falegname che abitava lì vicino – e che doveva un favore al locandiere – usò proprio quel pezzo di legno per intagliare una bella e ampia ciotola. L’oste però aveva già tante scodelle di terracotta, e così preferì usare quella grande coppa di legno come mangiatoia, nella stalla che aveva sul retro della taverna.
Quella sera stessa nella stalla si fermò un povero viandante, che era in viaggio con sua moglie: durante la notte la donna partorì un bambino proprio in quella stanza un po’ fredda e spoglia, e usò quella mangiatoia come se fosse una culla, posandoci il suo bambino appena nato, che venne chiamato Gesù.
Se Tobia non avesse scacciato quel gattino, probabilmente le sue unghie avrebbero rovinato quel bel pezzo di legno, e allora il falegname non lo avrebbe usato per scolpire la mangiatoia, e forse quel bimbo non avrebbe avuto nessun posto dove dormire.
Quella notte Tobia restò lì, vicino alla culla, insieme ai genitori di Gesù, al bue e all’asinello, e a tanti altri visitatori che andarono a festeggiare il bimbo che era nato da poco.
A volte gli uomini pensano che gli animali facciano delle cose un po’ strane, ma Tobia aveva capito meglio di tutti cosa sarebbe successo in quella stalla, e così aveva deciso di aiutare quel bambino povero e la sua mamma, facendo in modo che ci fosse un culla dove far riposare il bambino.

Massimo Renaldini ci regala un nuovo, delicato racconto fiabesco, nel quale la “Grande Storia” si intreccia con la “piccola quotidianità”, incantandoci con la naturalezza di una scrittura che scorre piacevolmente. Il cagnolino che comprende “prima e meglio” degli altri cosa sarebbe accaduto in quella stalla, e che agisce di conseguenza, è la felice metafora di un invito a vegliare, ad essere attenti, a comprendere oltre le apparenze, e questa ovviamente è un’esortazione che va al di là della fede.
Massimo Renaldini è capace di costruire una splendida storia rifacendosi a pochi particolari, a poche considerazioni. Nessun artista ha fissato la presenza del cagnolino Tobia nelle infinite immagini che nei secoli hanno ricordato e ricordano “la Notte”, ma noi non fatichiamo a vederlo, accanto alla mangiatoia.

Dello stesso autore: La strega e il principe

Per contattare l’autore:
 massimo.renaldini@gmail.com  

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