Il cagnolino e il pezzo di legno
Tanto tempo fa, in una terra lontana,
c’era un cagnolino di nome Tobia: era piccolo ma con le orecchie lunghe, e
aveva una macchia di pelo nero proprio sull’occhio!
Era un animale molto buono con tutti,
persino con gli sconosciuti o con i gatti: non aveva mai morso nessuno e, anzi,
si faceva coccolare da chiunque. Eppure faceva una cosa strana: scacciava
sempre un micetto che provava a farsi le unghie su un grande pezzo di legno,
che si trovava nel cortile di una locanda, vicino alla sua cuccia.
Il padrone di Tobia, che era una bambina
dai capelli biondi e sempre spettinati, non capiva perché il piccolo cane se la
prendesse ogni volta con questo gattino, e per di più solamente quando si
avvicinava a quel grande ciocco di legno.
“È strano” pensava la bambina “sembra
quasi che Tobia voglia difendere quel legno dalle unghie del gatto”.
Tuttavia dopo un po’ il problema fu
risolto, perché un falegname che abitava lì vicino – e che doveva un favore al
locandiere – usò proprio quel pezzo di legno per intagliare una bella e ampia
ciotola. L’oste però aveva già tante scodelle di terracotta, e così preferì
usare quella grande coppa di legno come mangiatoia, nella stalla che aveva sul
retro della taverna.
Quella sera stessa nella stalla si fermò
un povero viandante, che era in viaggio con sua moglie: durante la notte la
donna partorì un bambino proprio in quella stanza un po’ fredda e spoglia, e
usò quella mangiatoia come se fosse una culla, posandoci il suo bambino appena
nato, che venne chiamato Gesù.
Se Tobia non avesse scacciato quel
gattino, probabilmente le sue unghie avrebbero rovinato quel bel pezzo di
legno, e allora il falegname non lo avrebbe usato per scolpire la mangiatoia, e
forse quel bimbo non avrebbe avuto nessun posto dove dormire.
Quella notte Tobia restò lì, vicino alla
culla, insieme ai genitori di Gesù, al bue e all’asinello, e a tanti altri
visitatori che andarono a festeggiare il bimbo che era nato da poco.
A volte gli uomini pensano che gli
animali facciano delle cose un po’ strane, ma Tobia aveva capito meglio di
tutti cosa sarebbe successo in quella stalla, e così aveva deciso di aiutare
quel bambino povero e la sua mamma, facendo in modo che ci fosse un culla dove
far riposare il bambino.
Massimo Renaldini ci regala un nuovo, delicato racconto fiabesco, nel quale la “Grande Storia”
si intreccia con la “piccola quotidianità”, incantandoci con la naturalezza di
una scrittura che scorre piacevolmente. Il cagnolino che comprende “prima e
meglio” degli altri cosa sarebbe accaduto in quella stalla, e che agisce di
conseguenza, è la felice metafora di un invito a vegliare, ad essere attenti, a
comprendere oltre le apparenze, e questa ovviamente è un’esortazione che va al
di là della fede.
Massimo Renaldini è capace di
costruire una splendida storia rifacendosi a pochi particolari, a poche
considerazioni. Nessun artista ha fissato la presenza del cagnolino Tobia nelle
infinite immagini che nei secoli hanno ricordato e ricordano “la Notte”, ma noi
non fatichiamo a vederlo, accanto alla mangiatoia.
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