venerdì 17 giugno 2016

I RACCONTI DI VENER dì - Giulia Stefanini


Profumo di mamma
  
Per Luce l’amore aveva da sempre avuto un profumo ben preciso. Ogni mattina si svegliava inalandone le dolci cadenze primaverili e l’aroma di primule appena sbocciate. Non si sarebbe mai stancata di sentirlo, ogni giorno della sua vita, ogni volta che la mamma si chinava per abbracciarla o per scoccarle un tenero bacio sulla guancia, ora umida.
La mamma l’aveva lasciata da quasi una settimana. Chiunque aveva tentato di consolarla dicendo che il tempo cura le ferite, non doveva avere molta dimestichezza con il dolore di una perdita. Ogni volta che qualcuno le si avvicinava e le chiedeva come stava, Luce sorrideva e andava avanti. Non avrebbe lasciato nessuno varcare quella soglia che conduceva al suo cuore… al suo tremendo dolore.
A volte si sedeva, con la schiena appoggiata al muro e le ginocchia strette come a proteggersi dall’esterno, nello studio dove la mamma scriveva. Le sue favole venivano pubblicate di tanto in tanto su alcune riviste locali e Luce avrebbe fatto tutto il possibile per diventare brava come lei.
Chiusa in se stessa cercava di non pensare… i pensieri in testa erano come spille da balia conficcate nel cuore…
I piedi a contatto con il pavimento iniziavano a dolerle, il freddo pungente che sentiva dentro era dettato anche dalle temperature esterne che si stavano abbassando per lasciare spazio a un nuovo inverno. Doveva alzarsi e scaldarsi vicino alla stufa, accesa in cucina. Lasciare quella stanza non le sembrava una buona idea ma oltre agli esili piedi stavano iniziando a gelare anche le mani.
Fu mentre si alzava che lo sentì per la prima volta. Quasi cadde per lo spavento e il suo cuore perse un battito… non era possibile eppure quel profumo di primule era inconfondibile. Si guardò intorno con fare ipnotico e poi corse alla finestra, fuori solo nuvole ad attenderla.
Scosse la testa con forza e lo sentì di nuovo, si espandeva intorno a lei fino a entrarle nel naso e da lì fino a scaldarle mani e piedi. Non sentiva quasi più freddo.
Confusa si rigirò una ciocca tra le dita fino a bloccarsi con la mano a mezz’aria, i capelli ancora rigirati tra indice e medio. Inspirò a fondo e si morse il labbro: era lei.
Lei, lei soltanto emanava quello stesso profumo che tanto conosceva e bramava. Inspirò a fondo fino a riempirsi i polmoni, espirò stando attenta a non soffiare quel profumo troppo lontano.
Inspirò nuovamente.

Troviamo tutta la delicatezza dei piccoli particolari, in questo racconto di Giulia Stefanini. Un racconto in cui non ci sono chissà quali accadimenti “esterni”, ma tutto si sviluppa nel cuore e nella mente della protagonista, chiamata a superare il più acuto – e cronico – dei dolori: quello del forzato distacco da una persona amata.
Giulia Stefanini ci racconta, con immagini di particolare pregio letterario, il “senso di rinascita” sempre possibile, anche dopo la morte fisica, e lo fa con una finezza che ci comunica una particolare sensibilità interiore. Così i cuori e le menti si incontrano, a raccontarsi in storie che appartengono a tutti noi.

Per contattare l’autrice:  giuliastefanini92@gmail.com

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